Mondo

Idee per l’estate: un’iniziativa del Cai. Porta in alto l’arcobaleno

Summit for peace punta a scalare le più alte montagne per piantare la bandiera della pace. Partita da un mese, ha toccato 200 cime (di Sara De Carli).

di Redazione

Per la pace un corteo non basta più. E per gridare a tutto il mondo la propria voglia di pace, cosa c?è di meglio della vetta di una montagna? È questa l?idea che sta alla base di Summit for peace, un progetto lanciato dal Cai, il Club alpino italiano, che in un solo mese ha portato in vetta più di 1.200 persone. Soddisfatto e sorpreso anche Oreste Forno, 52 anni, alpinista e scrittore, tra i promotori dell?iniziativa: «È come se la gente non aspettasse altro che l?occasione per dare sfogo alla propria voglia di pace e di solidarietà. C?è solo bisogno di qualcuno che faccia il primo passo».
Summit for peace assomiglia agli uomini di montagna da cui è nato: per loro i fatti contano più delle parole. Monte Bianco, Gran Zebrù, Cevedale, Pizzo Scalino? Sono già 204 le cime, sparse in tutta Italia, su cui è stata portata la bandiera di Summit for peace: una bandiera per manifestare il desiderio di pace e per richiamare l?attenzione sulle molte realtà di guerra presenti nel mondo. Un successo dalla base molto ampia: sezioni del Cai, oratori, scuole e, tra i singoli, anche Manuela Di Centa. Altre 6mila persone hanno dato un?adesione virtuale, tempestando il sito www.cimedipace.org con mail di approvazione. La Lombardia primeggia con 74 cime, ma anche in Abruzzo ne sono già state raggiunte 20.

Un progetto alla prima fase
In fatto di primi passi e di strade da aprire, Forno è una garanzia: nel suo curriculum figura anche la salita al Cho Oyu, in Tibet, 8201 metri. Summit for peace però è una sfida nuova anche per lui. «L?idea è nata da un gruppo di amici, soci del Cai», spiega Forno. «Molti di noi hanno fatto ascensioni in Paesi dove è passata la guerra, come il Pakistan: vai per le montagne, ma quando sei lì vedi anche come vive la gente. Abbiamo visto, e ora non possiamo far finta di niente».
Il progetto Summit for peace si articola su tre anni. La prima fase è la giornata nazionale Cima per la pace: è stato scelto il 18 maggio, compleanno del Papa, per rendere omaggio al suo impegno per la pace, ma è ovvio che si può portare in vetta la bandiera in qualunque altro giorno dell?anno. In un secondo momento ci si aprirà al mondo. A partire dall?inverno 2005 sei squadre di alpinisti italiani saliranno sulle montagne più alte di ogni continente: il Monte Winson, in Antartide, il Kilimanjaro in Africa, il McKinley in Alaska, l?Elbrus in Georgia e l?Aconcagua in Argentina. La spedizione lombarda sarà guidata da Forno e scalerà la Piramide Carstensz (5040 m.), in Indonesia.
«Ci sarà anche una settima spedizione», confida Forno. «Nel giugno 2006 porteremo la bandiera della pace anche sull?Everest».
E l?Afghanistan? Non sarebbe bello se bandiera della pace sventolasse anche su quelle montagne? «La scelta della cima più alta di ogni continente è simbolica», risponde Forno. «Alcuni amici però hanno già fatto ascensioni in Tanzania, Ecuador, Perù, Pakistan. Padre Amonini, missionario comboniano a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, ha guidato una Via crucis sul monte più alto della zona: sono solo 700 metri, ma non è questo che importa».

No alle strumentalizzazioni
La terza fase di Summit for peace ne è in realtà il cuore. Si tratta di un fondo di solidarietà che finanzierà progetti in favore dei bambini che vivono in Paesi logorati dalla guerra. I fondi saranno raccolti attraverso la vendita di bandiere, magliette e cappellini con il logo di Summit for peace, grazie alle donazioni di privati e sponsor e soprattutto con un?autotassazione da parte degli alpinisti che parteciperanno alle ascensioni. Ogni spedizione costerà 50mila euro, ma ci sarà un 30% in aggiunta da destinare al fondo di solidarietà. C?è già qualche idea per gli interventi? «Molte sezioni del Cai hanno dei mini-progetti», risponde Bruno Masciadri del Cai di Canzo, in provincia di Lecco, tra i responsabili della segreteria. «Visto il successo dell?iniziativa, però, stiamo cercando dei partner con cui gestire qualcosa di più grande. Pensiamo all?Africa e alle sue guerre dimenticate».
Resta una curiosità: come può una scalata fare qualcosa contro la guerra? La risposta di Forno è decisa e immediata: «Da sempre la montagna è luogo di spiritualità, sacrificio e fraternità. Abbiamo scelto le cime e non le piazze perché in montagna non c?è il rischio di strumentalizzazioni politiche. Il nostro grido di pace non è solo uno slogan, è un grido sincero».

Sara De Carli

Info:
Per saperne di più:

www.cimedipace.org
giornatadellapace@cimedipace.org

Info:
Lettori, queste cime vi aspettano

Sei vette per i lettori di Vita: le ha scelte Oreste Forno, alpinista e promotore dell?iniziativa Cime di pace, che invita a scalare le montagne per piantare le bandiere arcobaleno. «Escursioni di media difficoltà, accessibili a tutti, ma molto suggestive», garantisce Forno. Se aveste bisogno di una spinta per mettervi in cammino, ecco delle anticipazioni di quello che vi aspetta. La salita al Cornizzolo, una delle migliori palestre per il volo libero in parapendio e deltaplano, è scandita dagli interessanti pannelli del sentiero geologico, mentre dal monte San Primo si gode un paesaggio incantevole sul lago di Como. Il pizzo Carbonara è il regno dell?aquila reale, e sorprendono le pareti a strapiombo. Le altre tre cime sono vere chicche per gli amanti della natura. Sul Terminillo c?è un?oasi per la protezione di animali come il gufo reale e il picchio rosso; il monte Pollino e la Maiella sorgono addirittura nel territorio di due Parchi nazionali. In vetta, fatevi una foto e inviatela al sito www.cimedipace.org

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